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Voltaire (pseud. di François-Marie Arouet) (1694-1778):
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è senz'altro l'illuminista più conosciuto, figlio di una ricca famiglia borghese, Voltaire frequentò i propri studi presso i giansenisti e i gesuiti da cui apprese la cultura umanistica. Ben presto, però, cominciò una severa critica della società contemporanea, e in particolare delle istituzioni ecclesiastiche, anche prendendo parte alla realizzazione dell'Encyclopedie. In politica fu fautore di un dispotismo illuminato, cioè di una monarchia assoluta in cui il sovrano, illuminato dalle nuove idee, fosse in grado di attuare alcune riforme finalizzate a conseguire un'istruzione pubblica e laica, una sottomissione alle leggi dello stato di tutto il clero (giurisdizionalismo), l'abolizione di alcuni ordini religiosi, il miglioramento delle condizioni sociali del popolo, la fine di ogni fanatismo religioso in favore di un teismo razionalista basato cioè sulla credenza in un Dio comune a tutte le religioni positive e in una legge di natura comune a tutto il genere umano a cui gli uomini accedono attraverso l'uso della ragione. Tra le sue opere più importanti e pungenti ricordiamo: le "Lettere sugli inglesi" o "Lettere filosofiche" (1733 a Londra, 1734 a Parigi); il "Candido" (1759); il "Trattato sulla tolleranza" (1763); il "Dizionario Filosofico" (1764); L' "Ingenuo" (1767).
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Bibliografia:
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Tratto da "Catalogo per soggetti dei libri
in commercio", Milano, Editrice Bibliografica, 1998
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