FIACCOLATA E CONCERTO CONTRO L’ATTACCO USA IN IRAQ
Gennaio 2003
Sommario:
Nell’ambito delle manifestazioni finalizzate a scongiurare l’attacco anglo-americano all’Iraq, le associazioni vastesi si sono mobilitate per un’iniziativa in favore della pace. Ogni associazione ha motivato il suo “no” alla guerra. Di seguito vi è la motivazione espressa da Les Amis de Robespierre che si può riassumere nel concetto: “Il Terzo mondo come il Terzo stato”.
Les Amis de Robespierre ripudiano la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Nell’epoca della globalizzazione ci sembra di rivivere, seppur su scala molto più vasta, il malcontento del Terzo Stato alla vigilia della Rivoluzione francese. Nella Francia del XVIII secolo, l’ottusità dei governanti dell’epoca, i loro metodi di repressione e sfruttamento delle classi più povere (senza alcuna volontà di comprendere le ragioni del loro malcontento), portò il popolo all’esasperazione e quindi ad una rivoluzione violenta, l’unico metodo per farsi ascoltare da chi si rifiuta di farlo. Oggi, invece, assistiamo ad una serie di rivendicazioni del Terzo Mondo nei confronti dell’aristocratico Occidente che, né più e né meno, sta riservando alle popolazioni più povere le stesse attenzioni che la monarchia francese aveva riservato al Terzo Stato: nessuna volontà di rinunciare ai propri privilegi di classe dominante (il 2% della popolazione francese era proprietaria di gran parte del territorio nazionale) e repressione violenta di ogni rivendicazione finalizzata ad una più equa distribuzione delle risorse e della ricchezza prodotta. Che Saddam Hussein sia un criminale, un affamatore di popolo ed un esaltato, è fuor di dubbio; che le organizzazioni terroristiche abbiano comunque torto, per i loro metodi finalizzati a colpire indiscriminatamente innocenti e colpevoli, è cosa altrettanto assodata. E’ pur vero, però, che sia Saddam che Bin Laden traggono il loro nutrimento dalle ingiustizie e dalla disperazione che la gente comune del Terzo Mondo vive quotidianamente sulla propria pelle. La politica dei due pesi e delle due misure (Saddam che invade il Kuwait; Israele che assedia i campi-profughi palestinesi) non può più passare, seppur sostenuta da una propaganda manicheistica che tende a dividere i buoni ed i cattivi per aree geografiche e non per le azioni compiute dai singoli individui. Se vogliamo la pace dobbiamo lavorare per la giustizia; dobbiamo uscire definitivamente dalla logica colonialista e super-omistica cercando di allargare i diritti democratici a tutti gli uomini del pianeta. Le armi non hanno mai cambiato il corso degli eventi se questi sono sospinti da milioni di persone: gli antichi Romani non riuscirono a fermare le migrazioni di popoli che, spinti dalla fame, si mossero alla ricerca di nuove terre per sopravvivere (invasioni barbariche); la Chiesa non riuscì a estirpare le confessioni protestanti, nonostante 120 anni di guerre; la madrepatria inglese non arrestò la Rivoluzione dei propri coloni d’America né la marcia del sale guidata da Gandhi; Luigi XVI non riuscì a reprimere la Rivoluzione del Terzo Stato; lo zar non poté contrastare la Rivoluzione d’Ottobre. Il mondo occidentale non può sottrarsi a questa legge storica: se di recente ha dovuto accettare le immigrazioni extra-comunitarie e dovuto imparare a convivere con loro; allo stesso modo dovrà accettare che la sua popolazione (che rappresenta circa il 7% di quella mondiale) non può continuare a consumare il 90% delle risorse del pianeta.
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